lunedì 27 aprile 2009

Khutba del 03/04/2009 (moschea di Roma), la moralità del credente.



"AL HAMDU LI ALLAHI RABBI AL ‘ALAMIN WA SALAH WA SALAM ‘ALA RUSULI ALLAHI AGMA ‘IN


Fratelli e Sorelle: per introdurre il tema di cui parleremo oggi, vale a dire la moralità del credente, leggiamo quanto riportato da Al-Bukhari (Allah abbia misericordia di lui) nel suo libro “Al-Adab al-mufrad” circa la seguente affermazione del Messaggero (la pace su di lui): “Non è credente chi calunnia e maledice, chi è spudorato e osceno”.

Fratelli e Sorelle: apprendiamo da questo hadith quali caratteristiche deve avere la moralità di cui il credente è opportuno che si adorni nell’emulazione del Profeta (la pace su di lui), come citato da Anas bin Malik (Allah abbia misericordia di lui) e da Al-Bukhari: “Il Profeta (la pace su di lui) non denigrava, non era spudorato né maldicente”. Perciò il fedele deve essere di indole buona, non deve offendere nessuno nel suo onore, né maledire gli altri e neppure usare un linguaggio sconcio, bensì deve possedere la qualità del pudore in quantità sufficiente da permettergli di evitare tutto ciò che è osceno.

Inoltre il Profeta (la pace su di lui) ha ordinato ai fedeli di astenersi nel modo più assoluto dall’oltraggiare e insultare i genitori, infatti, come ha riferito Al-Bukhari, secondo Abdallah bin ‘Amr (Allah abbia misericordia di lui) l’Inviato di Allah (la pace su di lui) ha detto che certamente fra i peccati più gravi che gli uomini possano commettere vi è l’offendere i propri genitori. Anche i Compagni si stupirono del fatto che l’essere umano potesse arrivare ad ingiuriare i propri genitori perché l’indole del probo disdegna questo cattivo comportamento. Gli ‘Ulama hanno affermato che l’insegnamento che si deve trarre da tutto ciò è il seguente: chi compie un atto che ha come risultato ciò che è proibito, avrà il divieto di compiere questo atto, ad esempio come la proibizione della vendita di un succo a chi conferma che se ne servirà in modo illecito facendone una bevanda proibita.

E’ assai evidente che l’Islam ha ordinato ai credenti di astenersi nel modo più assoluto da tutto ciò che ha nella sua natura il contribuire a demolire o compromettere i rapporti sociali, quindi bisogna avere molta cura di tenere a freno la lingua – che è fonte copiosa di guai e peccati – come ci viene ricordato da molti hadith e dai versetti del Sacro Corano, fra cui il seguente in cui Allah l’Altissimo ha detto: “O voi che credete! Non ridano gli uomini dei loro simili, potendo costoro essere migliori di essi, nè ridano le donne delle loro simili, potendo queste ultime essere migliori di esse, e non diffamatevi a vicenda e non rivolgetevi indegni epiteti…” (Sura delle stanze intime XLIX v. 11). Dunque impariamo come l’Islam vieti la calunnia e la diffamazione e come ci abbia insegnato che la menzogna è un segno di ipocrisia, e così anche la falsa testimonianza che è fra i peccati gravi.

Il Messaggero (la pace su di lui) ha stabilito che l’uso di un linguaggio buono e lecito sia fra le condizioni della fede in Allah e nel giorno del giudizio, quindi Abu Huraira (Allah abbia misericordia di lui) ha narrato che il Profeta (la pace su di lui) ha detto: “Chi crede in Allah e nel giorno del giudizio parli bene o taccia”. Riferito da Al-Bukhari e Muslim.

Fratelli e Sorelle: dobbiamo seguire l’esempio della moralità del nostro Profeta (la pace su di lui) e diffonderla ovunque noi viviamo attenendoci a questi insegnamenti e astenendoci da un comportamento maldicente. Ad esempio ricordiamo che il Messaggero (la pace su di lui) ha affermato: “Non smetta la tua lingua di essere inumidita con la menzione di Allah”. Quindi la lingua dell’uomo sarà il suo paradiso o il suo inferno.

WA SALAMUN ‘ALA AL-MURSALIN WA L-HAMDU LILLAHI RABBI AL-‘ALAMIN"

Khutba tenuta e preparata dall'imam Ala Eldin Mohamed Ismail el Ghobashy. Tratta dal sito mosquesworld.

sabato 18 aprile 2009

Khutba del 27/03/2009 (moschea di Roma), doni e benefici di Allah.



AL HAMDU LI ALLAHI RABBI AL ‘ALAMIN WA SALAH WA SALAM ‘ALA RUSULI ALLAHI AGMA ‘IN 

Fratelli e Sorelle, anche oggi introduciamo l’argomento che tratteremo, cioè l’importanza dei doni e dei benefici divini, leggendo le parole di Allah l’Altissimo a questo riguardo: “E rammentate quando voi eravate pochi e disprezzati sulla terre, timorosi che gli altri vi portassero via, e Allah vi diede asilo e vi confermò con la Sua trionfale assistenza e vi provvide delle cose buone, a che foste a Lui riconoscenti. O voi che credete! Non tradite Allah e il Suo Messaggero, poiché così facendo tradireste i pegni in voi riposti da Allah, e voi lo sapete” (Sura del bottino VIII, vv. 26-27). 

Fratelli e Sorelle riflettiamo su queste parole. In questi due versetti Allah Potente ed Eccelso ha spiegato quale sia stato il Suo grande dono per il gruppo dei credenti che erano afflitti da difficoltà come la loro esiguità, la debolezza e la paura, fattori che contribuiscono alla sconfitta spirituale e materiale di qualunque comunità. Ma coloro che si attengono devotamente e saldamente al percorso segnato da Allah e alle Sue prescrizioni vedranno come Allah muterà la loro condizione, da essere minoranza diventeranno maggioranza, da uno stato di debolezza e timore passeranno ad uno di forza e affermazione, così come dall’indigenza al benessere. 

Questo discorso era rivolto al Profeta (la pace su di lui) e a chi era con lui, allo scopo di ricordare loro la grazia divina che avevano ricevuto con la protezione da chi era loro ostile. Allah aveva qualificato Makkah al-Mukarramah per la loro grandiosità e importanza, non vi era alcuna sicurezza né tranquillità, quindi era la peggior dimora fino a che il Profeta (la pace su di lui) portò l’Islam. Così diede loro una posizione stabile nel paese, concesse loro mezzi di sussistenza, e li formò con l’Islam. Oltre la ricompensa dal punto di vista pratico, ci fu la ricompensa della fede e del soccorso della religione di Allah che è assistenza, aiuto e sostegno con l’appoggio e la forza, insieme al prodigare loro cose buone come sostentamento, affinché fossero grati di questi doni. 
Poi il discorso è divenuto un appello accorato ai credenti mettendoli in guardia dal tradire Allah abbandonando ciò che ha prescritto loro, e anche dal tradire il Messaggero (la pace su di lui) abbandonando gli insegnamenti e le raccomandazioni affidategli da Allah per loro, e così pure i pegni a loro affidati. Purtroppo questo tradimento avviene in maniera consapevole, infatti chi lo fa sa quanto vi è di turpitudine, disonore, slealtà e dissimulazione nel tradimento. A questo riguardo An-Nasai (Allah abbia misericordia di lui) ha riferito che secondo Abu Huraira (Allah si compiaccia di lui) il Profeta (la pace su di lui) diceva: “O Dio io cerco rifugio in Te dalla fame, che è certamente una malvagia compagna, e dal tradimento, che quando proviene dagli intimi è certamente la peggior cosa”. 

Fratelli e Sorelle: dobbiamo sempre rammentare i doni che riceviamo da Allah, come pure la Sua assistenza e la Sua protezione nei nostri confronti quando siamo in difficoltà. Questo ordine deve ricorrere ripetutamente nella vita del singolo fedele come dell’intera comunità di credenti proprio di fronte alle avversità maggiori, e per superarle è necessario ubbidire ad Allah ed al Suo Inviato senza tradirli in alcun modo. 

WA SALAMUN ‘ALA AL-MURSALIN WA L-HAMDU LILLAHI RABBI AL-‘ALAMIN 

Sermone tenuto e preparato dall'imam Ala Eldin Mohamed Ismail el Ghobashy. Tratto dal sito mosquesworld.

venerdì 3 aprile 2009

Khutba del 03/04/2009, la storia di Abu Hurayra




"Bismillah ar rahmani ar rahim
Al hamdulillah rabbi al alamine
Wa salutu, as salamu ala sayydina Muhammad la sua famiglia, i suoi compagni e tutti i credenti.

La lode appartiene ad Allah, noi lo lodiamo e imploriamo il Suo aiuto, la Sua guida, il Suo soccorso. 
Ci rifugiamo in Allah contro il male nel nostro animo e delle nostre cattive azioni.
Colui che Allah guida non potrà perdersi, colui che Allah allontana non potrà trovare chi lo riconduca sulla retta via.
Ash adu la ilah illa Allah Wahdahu la sharika la Wa ash adu anna Muhammadan abduh wa rasulu

Egli ci ha onorati inviandoci il migliore dei profeti e rivelando il migliore dei libri e ci ha dato la via dell’islam.

Affermo che il nostro maestro, la nostra guida, il nostro modello, il nostro amico ed educatore è Muhammad (pbsl) Suo servo ed inviato. Ha consegnato l’amana, trasmesso il messaggio e guidato la comunità, lottato sul sentiero di Allah così come dev’essere fatto.
Egli ci ha lasciato una via luminosa, tanto nel giorno quanto nella notte.
Solo colui che è destinato a perdersi si perderà, colui che invece obbedisce ad Allah e al Suo messaggero (*) sarà sulla buona strada.
Chi invece disobbedisce ad Allah e al Suo messaggero (*) danneggerà sé stesso e non lederà Allah in alcunché

Colui che ringrazia ringrazia per se stesso, colui che è ingrato sappia che Allah è al Ghany, al Karim

Facci vivere Signore nella via che egli ci ha mostrato, facci morire e resuscitare tra i suoi, quelli che ci hai indicato come meritori : i profeti, i veridici, i martiri, i devoti. Quale migliore compagnia

amma bad

con il permesso di Allah oggi parleremo di uno dei sahaba, uno del compagni più vicini all’Inviato di Allah 
Abû Hurayrah

“An Abî Hurayrah, radiya Allâhu ‘anhu, qâl: qâla rasûlullâhi, sallâ Allâhu ‘alayhi wa sallam…”
Grazie a questa frase, milioni di musulmani hanno imparato a conoscere il nome di Abû Hurayrah. Oggigiorno non vi è discorso, conferenza, khutbah del venerdì o seminario, libro di hadîth e di sirah, di fiqh e di ‘ibâdah in cui il nome di Abû Hurayah non sia menzionato nella maniera seguente: “Abû Hurayrah, che Dio sia soddisfatto di lui, riporta che il Messagero di Dio, la pace e la benedizione su di lui, disse..”..
Grazie ai suoi sforzi prodigiosi, centinaia di ahâdîth, o detti del Profeta, furono trasmessi alle generazioni successive. È il nome principale nella lista di trasmettitori di ahâdîth. Seguono i nomi di compagni quali nostra madre Aisha, ‘Abdullâh figlio di ‘Umar, Anas figlio di Malik, Jâbir ibn ‘Abdullâh e Abû Sa‘îd Al-Khudrî, (Allah sia soddisfatto di tutti loro) ognuno dei quali ha trasmesso oltre mille detti del Profeta.
Abû Hurayrah divenne musulmano per mano di At-Tufayl ibn ‘Amr, il capo della tribù dei Daws cui apparteneva. I Daws vivevano nella regione di Tihâmah che si estende lungo la costa del Mar Rosso nell’Arabia meridionale. Quando At-Tufayl fece ritorno al suo villaggio dopo avere incontrato il Profeta (pbsl) ed essere divenuto musulmano al principio della missione, Abû Hurayrah fu uno dei primi a rispondere all’appello, a differenza della maggioranza dei Daws, i quali rimasero nelle loro antiche credenze ancora per lungo tempo.
Abû Hurayrah accompagnò At-Tufayl quando questi fece ritorno a Mecca. Là ebbe l’onore e il privilegio di incontrare il nobile Profeta, il quale gli chiese:
“Come ti chiami?”
“Abdu Shams- Servo del sole”, rispose.
“Che sia piuttosto ‘Abdur-Rahmân – Servo del Misericordioso”, disse il Profeta.
“Sia ‘Abdur-Rahmân, O Messaggero di Dio”, rispose. Continuò, tuttavia, ad essere noto come Abû Hurayrah, “l’uomo del gattino”, letteralmente, in quanto, come il Profeta, amava i gatti e sin dall’infanzia era solito tenerne presso di sé uno con cui giocare. Abû Hurayrah dimorò a Tihamah per diversi anni e fu solo al principio del settimo anno dell’Egira che giunse a Medina in compagnia di altri membri della sua tribù.

Il Profeta (pbsl) era allora impegnato in una campagna a Khaybar. Essendo povero, Abû Hurayrah si sistemò nella moschea insieme agli altri della Ahl As-Suffah . Non era sposato né aveva figli. Con lui, tuttavia, vi era sua madre che era ancora una politeista. Per quanto Abû Hurayrah l’avesse supplicata a lungo di divenire musulmana, ella si rifiutava tenacemente. Un giorno, la invitò ad avere fede solo in Dio e a seguire il Suo Profeta, in risposta, tuttavia, ella profferì alcune frasi sul Profeta (pbsl) che lo rattristarono profondamente. Con le lacrime agli occhi, Abû Hurayrah si recò allora dal nobile Profeta (pbsl) il quale gli domandò:
"Perché piangi, Abû Hurayrah?
“Non ho mai smesso di invitare mia madre all’Islam, ma ella mi ha sempre respinto. Oggi, l’ho invitata di nuovo, ma ho udito delle parole che non mi sono piaciute. Supplica Dio l’Onnipotente di volgere il cuore della madre di Abû Hurayrah all’Islam”. 
Il Profeta (pbsl) accettò la sua richiesta e pregò per sua madre. Abû Hurayrah disse: “Mi recai a casa e trovai la porta chiusa. Udii quindi l’acqua schizzare e quando tentai di entrare mia madre mi disse di rimanere dove mi trovavo. Dopo essersi rivestita, mi permise di entrare e disse:
‘Attesto che non vi è dio se non Allâh e che Muhammad è il Suo Servo e il Suo Messaggero’.
Tornai dal Profeta, la pace su di lui, piangendo di gioia così come un’ora prima per la tristezza e dissi:
‘Ho buone notizie, o Messaggero di Allâh. Dio ha risposto alle tue preghiere e ha guidato la madre di Abû Hurayrah all’Islam’”.

Per il suo amore profondo nei confronti del Profeta, Abû Hurayrah si conquistò la sua benevolenza. Non si stancava mai di guardare il Profeta, il cui volto gli sembrava avesse lo splendore del sole, né di ascoltarlo. Lodava spesso il Signore per la sua buona sorte e diceva:
“Lode a Dio Che ha guidato Abû Hurayrah all’Islam.
Lode a Dio Che ha insegnato il Corano ad Abû Hurayrah.
Lode a Dio Che ha concesso ad Abû Hurayrah la compagnia di Muhammad, che Dio lo benedica e gli conceda la pace”. 

Zayd ibn Thâbit, l’eccelso compagno del Profeta, narra: “Mentre io, Abû Hurayrah e un amico ci trovavamo nella moschea a pregare Dio l’Onnipotente e a praticare il dhikr, il Messaggero di Dio apparve. Si avvicinò e si sedette tra noi. Di fronte al nostro silenzio, disse:
‘Continuate ciò che stavate facendo’.
Così io e il mio amico rivolgemmo una supplica a Dio, al che il Profeta (pbsl) cominciò a dire: ‘‘Âmîn’ ai nostri du‘â.
Abû Hurayrah rivolse poi una supplica dicendo:
‘O Signore, Ti chiedo ciò che i miei due compagni Ti hanno chiesto e Ti chiedo una conoscenza che non sarà dimenticata’.
Il Profeta, la pace su di lui, disse: ‘‘Âmîn’.

Grazie alla sua formidabile memoria, nei quattro anni che spese in compagnia del Profeta, Abû Hurayrah memorizzò le gemme di sapienza emanate dalle sue labbra. Comprese di avere un grande dono e si risolse di avvalersene totalmente al servizio dell’Islam.
Aveva molto tempo libero a disposizione. A differenza degli altri Emigranti, egli non trascorreva il tempo nei mercati per dedicarsi alla compravendita, né, come molti degli Ausiliari, aveva terra da coltivare o raccolti cui attendere. Non teneva compagnia al Profeta (pbsl) solo a Medina, ma soleva anche accompagnarlo nei suoi viaggi e nelle sue spedizioni. 
Numerosi compagni erano impressionati dal numero di hadîth che aveva memorizzato e gli rivolgevano spesso domande riguardo alle circostanze in cui aveva udito un certo detto. 
Un giorno Marwân Ibn Al-Hakam volle mettere alla prova le facoltà mnemoniche di Abû Hurayrah. Si sedette con lui in una stanza e, a sua insaputa, celò uno scriba dietro a una tenda con l’ordine di trascrivere ogni parola pronunciata da Abû Hurayrah. Un anno dopo, Marwân invitò di nuovo Abû Hurayrah e gli chiese di ricordare quegli stessi hadîth che lo scriba aveva trascritto. Si scoprì che non aveva dimenticato neppure una singola parola. 
Abû Hurayrah si preoccupava di insegnare e trasmettere gli ahâdîth che aveva memorizzato oltre alla sua generale conoscenza dell’Islam. Si racconta che un giorno, attraversando il sûq di Medina, vide la gente naturalmente intenta alla compravendita. 
“Come siete deboli, o gente di Medina!”, esclamò.
“Che debolezza vedi in noi, Abû Hurayrah?”, domandarono.
“L’eredità del Messaggero di Dio, la pace su di lui, viene distribuita e voi rimanete qui! Non volete dunque andare a reclamare la vostra parte?”
“Dove, o Abû Hurayrah?”
“Nella moschea", rispose. Al che si avviarono immediatamente. Abû Hurayrah attese quindi che tornassero. Al loro ritorno, gli dissero:
“O Abû Hurayrah, ci siamo recati alla moschea, siamo entrati ma non abbiamo visto nulla che venisse distribuito”.
“Non avete visto nessuno nella moschea?”, domandò allora.
“O si, abbiamo visto alcune persone fare la Salât, altre leggere il Corano e altre ancora discutere riguardo a ciò che è lecito (halâl) e ciò che è illecito (harâm)”.
“Guai a voi”, rispose Abû Hurayrah, “quella è l’eredità di Muhammad, che Dio lo benedica e gli conceda la pace”.

Abû Hurayrah dovette affrontare molte prove e difficoltà nella sua ricerca della conoscenza, ritrovandosi spesso affamato e indigente. 

Egli stesso raccontò: Un giorno la fame si fece così severa che dovetti legarmi una pietra sullo stomaco. Mi sedetti quindi ad attendere il passaggio dei compagni. Abû Bakr si appressò e gli chiesi di una âyah del Libro di Dio. Gli rivolsi questa domanda unicamente allo scopo di farmi invitare, ma ciò non avvenne. 

Si avvicinò poi ‘Umar Ibn al-Khattâb. Gli chiesi allora riguardo a una âyah, ma neppure lui mi invitò. Passò, infine, il Messaggero di Dio, la pace su di lui, il quale comprese che ero in preda alla fame. Disse allora:
“Abû Hurayrah!”.
“Al tuo servizio”, risposi e lo seguii fino a che entrammo nella sua casa. Trovò una tazza di latte e chiese alla sua famiglia:
“Da chi viene questo?”
“Qualcuno te lo ha inviato”, rispose.
Mi disse quindi:
“O Abû Hurayrah, vai dagli Ahl As-Suffah e invitali”.
Abû Hurayrah fece come gli fu detto e tutti bevvero da quel latte. 

II parte…

Giunse il tempo in cui i musulmani furono benedetti con grandi beni e benessere materiale di ogni tipo. E anche Abû Hurayrah ebbe infine la sua parte di ricchezza: una casa comoda, una moglie e un figlio. Questo rivolgimento della fortuna, tuttavia, non mutò la sua personalità, né lo indusse a dimenticare i giorni dell’indigenza. Disse: “Sono cresciuto come un orfano e sono emigrato come una persona povera e indigente. 
Ho servito le persone di ritorno dai loro viaggi e ho condotto i loro cammelli alla partenza. 
Dio, quindi, mi ha indotto a sposarla (Busrah). Lode a Dio Che ha rinsaldato la religione di Abû Hurayrah e ne ha fatto un imâm”. 

Abû Hurayrah passava la maggior parte del suo tempo in esercizi spirituali e devozioni. La Qiyâm Al-Layl (veglia notturna di preghiera e devozione) era una pratica regolare della sua famiglia cui prendevano parte anche la moglie e la figlia. Egli soleva vegliare per un terzo della notte, sua moglie per un altro terzo e la figlia per il tempo rimanente. In tal modo, nella casa di Abû Hurayrah, non passava ora della notte senza ‘ibâdah, dhikr o Salât.

Durante il suo califfato, ‘Umar lo nominò governatore del Bahrain. ‘Umar era molto scrupoloso riguardo al tipo di persone cui affidare tale incarico. Era sempre attento che i suoi governatori conducessero una vita semplice e frugale e non acquisissero eccessive ricchezze, anche con mezzi legali. 

A Bahrain Abû Hurayrah divenne alquanto ricco. Appresa la notizia, ‘Umar lo richiamò a Medina e lo interrogò sulle circostanze in cui aveva accumulato una tale fortuna. Abû Hurayrah rispose:
“Grazie all’allevamento dei cavalli e ai doni che ho ricevuto”.
“Consegna tutto quanto hai accumulato al tesoro dei musulmani”, ordinò ‘Umar. 
Abû Hurayrah ubbidì all’ingiunzione, quindi, alzate le mani al cielo, disse: 
“O Signore, perdona l’Amîr al-Mu’minîn”.
In seguito ‘Umar gli chiese di riprendere la sua funzione di governatore, ma egli rifiutò. ‘Umar gli chiese la ragione di tale rifiuto, rispose allora:
“Affinché il mio onore non sia offuscato, la mia ricchezza spogliata e la mia schiena battuta”. Aggiunse quindi: “E ho timore di giudicare senza conoscenza e di parlare senza sapienza”.

Cosa c’insegna la sua vicenda

1- la purezza del cuore: comprese subito la verità dell’islam
2- la fede forte: testimoniò senza paura per il giudizio generale
3- il rispetto dei genitori: ebbe cura di sua madre e pregò per lei anche quando era politeista e ostile all’islam
4- l’attaccamento al Profeta: fece di questa caratteristica la ragione della sua vita
5- la devozione: pregava ogni notte e coinvolgeva la sua famiglia in questa adorazione
6- la tentazione terrena: fu messo alla prova dai beni materiali, cedette un po’ ma si ravvedette appeno fu richiamato da chi aveva l’autorità per farlo
7- il riconoscimento del suo limite: imparò da quella lezione e non corse più quel rischio.

I musulmani hanno un enorme debito di gratitudine nei confronti di Abû Hurayrah per l’aiuto prestato a preservare e trasmettere la preziosa eredità del Profeta, che Dio lo benedica e gli conceda la pace. 

Uno fra tutti, uno dei più belli:
Da Abû Hurayrah, Allâh sia soddisfatto di lui, che disse: «Il Profeta, la Grazia e la Pace divine siano su di lui, ha detto: 

“Allâh, sia Egli esaltato, dice: ‘Io sono secondo l’idea che il Mio servo ha di Me, ed Io sono con lui quando Mi menziona; e se Mi menziona in cuor suo, lo menziono in cuor Mio. E se Mi menziona in pubblico, lo menziono in un pubblico migliore di quello; e se si avvicina a Me di un palmo, Mi avvicino a lui di un cubito, e se si avvicina a Me di un cubito; Mi avvicino a lui di un braccio; e se viene da Me camminando, vado da lui correndo’”». 

Lo ha trasmesso Bukhârî (e così Muslim, Tirmidhî e Ibn Mâjah).

Abû Hurayrah morì nell’anno 59 dell’Ègira, all’età di settantotto anni.

Allahumma accetta le nostre azioni e perdona i nostri peccati
Allahumma guidaci sulla Tua Via e non ci allontanare
Allahumma sostienici nella nostra fede e nelle nostre intenzioni
Allahumma benedici noi e le nostre famiglie, i nostri genitori, le nostre spose e i nostri figli
Allahumma guariscici dai mali del corpo e da quelli dell’anima
Allahumma rendici degni di testimoniae la Tua verità e la Tua generosità, anta l Haq al Karim
Allahumma benedici e proteggi chi si è posto sulla Tua via con sincerità e coraggio.
Allahumma sostieni coloro che s’impegnano nella causa del bene .
Allahumma allontana ogni fitna dalla nostra comunità

NB- Tratta per la parte scritta da "I Compagni del Profeta" di Abdulwahid Hamid, ed. Al Hikma (vedi www.libreriaislamica.it)"

Sermone preparato ed eseguito dal fratello Hamza Roberto Piccardo.