lunedì 27 aprile 2009

Khutba del 03/04/2009 (moschea di Roma), la moralità del credente.



"AL HAMDU LI ALLAHI RABBI AL ‘ALAMIN WA SALAH WA SALAM ‘ALA RUSULI ALLAHI AGMA ‘IN


Fratelli e Sorelle: per introdurre il tema di cui parleremo oggi, vale a dire la moralità del credente, leggiamo quanto riportato da Al-Bukhari (Allah abbia misericordia di lui) nel suo libro “Al-Adab al-mufrad” circa la seguente affermazione del Messaggero (la pace su di lui): “Non è credente chi calunnia e maledice, chi è spudorato e osceno”.

Fratelli e Sorelle: apprendiamo da questo hadith quali caratteristiche deve avere la moralità di cui il credente è opportuno che si adorni nell’emulazione del Profeta (la pace su di lui), come citato da Anas bin Malik (Allah abbia misericordia di lui) e da Al-Bukhari: “Il Profeta (la pace su di lui) non denigrava, non era spudorato né maldicente”. Perciò il fedele deve essere di indole buona, non deve offendere nessuno nel suo onore, né maledire gli altri e neppure usare un linguaggio sconcio, bensì deve possedere la qualità del pudore in quantità sufficiente da permettergli di evitare tutto ciò che è osceno.

Inoltre il Profeta (la pace su di lui) ha ordinato ai fedeli di astenersi nel modo più assoluto dall’oltraggiare e insultare i genitori, infatti, come ha riferito Al-Bukhari, secondo Abdallah bin ‘Amr (Allah abbia misericordia di lui) l’Inviato di Allah (la pace su di lui) ha detto che certamente fra i peccati più gravi che gli uomini possano commettere vi è l’offendere i propri genitori. Anche i Compagni si stupirono del fatto che l’essere umano potesse arrivare ad ingiuriare i propri genitori perché l’indole del probo disdegna questo cattivo comportamento. Gli ‘Ulama hanno affermato che l’insegnamento che si deve trarre da tutto ciò è il seguente: chi compie un atto che ha come risultato ciò che è proibito, avrà il divieto di compiere questo atto, ad esempio come la proibizione della vendita di un succo a chi conferma che se ne servirà in modo illecito facendone una bevanda proibita.

E’ assai evidente che l’Islam ha ordinato ai credenti di astenersi nel modo più assoluto da tutto ciò che ha nella sua natura il contribuire a demolire o compromettere i rapporti sociali, quindi bisogna avere molta cura di tenere a freno la lingua – che è fonte copiosa di guai e peccati – come ci viene ricordato da molti hadith e dai versetti del Sacro Corano, fra cui il seguente in cui Allah l’Altissimo ha detto: “O voi che credete! Non ridano gli uomini dei loro simili, potendo costoro essere migliori di essi, nè ridano le donne delle loro simili, potendo queste ultime essere migliori di esse, e non diffamatevi a vicenda e non rivolgetevi indegni epiteti…” (Sura delle stanze intime XLIX v. 11). Dunque impariamo come l’Islam vieti la calunnia e la diffamazione e come ci abbia insegnato che la menzogna è un segno di ipocrisia, e così anche la falsa testimonianza che è fra i peccati gravi.

Il Messaggero (la pace su di lui) ha stabilito che l’uso di un linguaggio buono e lecito sia fra le condizioni della fede in Allah e nel giorno del giudizio, quindi Abu Huraira (Allah abbia misericordia di lui) ha narrato che il Profeta (la pace su di lui) ha detto: “Chi crede in Allah e nel giorno del giudizio parli bene o taccia”. Riferito da Al-Bukhari e Muslim.

Fratelli e Sorelle: dobbiamo seguire l’esempio della moralità del nostro Profeta (la pace su di lui) e diffonderla ovunque noi viviamo attenendoci a questi insegnamenti e astenendoci da un comportamento maldicente. Ad esempio ricordiamo che il Messaggero (la pace su di lui) ha affermato: “Non smetta la tua lingua di essere inumidita con la menzione di Allah”. Quindi la lingua dell’uomo sarà il suo paradiso o il suo inferno.

WA SALAMUN ‘ALA AL-MURSALIN WA L-HAMDU LILLAHI RABBI AL-‘ALAMIN"

Khutba tenuta e preparata dall'imam Ala Eldin Mohamed Ismail el Ghobashy. Tratta dal sito mosquesworld.