sabato 28 febbraio 2009

Khutba del 07/02/2009, al jihad.


Al hamdulillah rabbi al alamine
Wa salutu, as salamu ala rusullah, la sua famiglia, i suoi compagni e tutti i musulmani

La lode appartiene ad Allah, noi lo lodiamo e imploriamo il Suo aiuto, la Sua guida, il Suo soccorso.
Ci rifugiamo in Allah contro il male nel nostro animo e delle nostre cattive azioni.
Colui che Allah guida non potrà perdersi, colui che Allah allontana non potrà trovare chi lo riconduca sulla retta via.
Ash adu a la ilah illa Allah
Wahdahu la sharika la
wa ash adu anna Muhammadan rasulullah

Egli ci ha onorati inviandoci il migliore dei profeti e rivelando il migliore dei libri e ci ha dato la via dell’islam.

Affermo che il nostro maestro, la nostra guida, il nostro modello, il nostro amico ed educatore è Muhammad (pbsl) Suo servo ed inviato. Ha consegnato l’amana, trasmesso il messaggio e guidato la comunità, lottato sul sentiero di Allah così come dev’essere fatto.
Egli ci ha lasciato una via luminosa, tanto nel giorno quanto nella notte.
Solo colui che è destinato a perdersi si perderà, colui che invece obbedisce ad Allah e al Suo messaggero (*) sarà sulla buona strada.
Chi invece disobbedisce ad Allah e al Suo messaggero (*) danneggerà sé stesso e non lederà Allah in alcunché

Colui che ringrazia ringrazia per se stesso, colui che è ingrato sappia che Allah è al Ghany, al Karim

Facci vivere Signore nella via che egli ci ha mostrato, facci morire e resuscitare tra i suoi, quelli che ci hai indicato come meritori : i profeti, i veridici, i martiri, i devoti. Qale migliore compagnia

amma bad

al jihad

La guerra è una cosa odiosa, e ognuno,nel suo intimo, la rifiuta, ma accade qualche volta che ci si debba ricorrere . Nel Corano si trova l’espressione di questa tensione , la Rivelazione raggiunge qui la constatazione razionale in tutta la sua evidenza:
Vi è stato ordinato di combattere, anche se non lo gradite . Ebbene, è possibile che abbiate avversione per qualcosa che invece è un bene per voi, e può darsi che amiate una cosa che invece vi è nociva. Allah sa e voi non sapete Corano 2/216

La Rivelazione, in questo senso, ci offre un messaggio chiaro:amate gli uomini dal più profondo della vostra anima,ma con l’intelligenza usata nel miglior modo possibile,sappiate diffidarne. Abbiate riguardo di ciò che possono essere gli uomini, perché, se si scordano di Dio, si scordano della giustizia; e chi si dimentica può uccidere,saccheggiare, distruggere per i suoi soli interessi, per amore del denaro e del potere qualunque sia la parvenza con cui giustifica le proprie azioni. Constatiamo questa realtà quotidianamente.

Come musulmani, dobbiamo sapere che siamo chiamati a prendere atto della realtà, della nostra natura, con quello che ha di bello, e di meno bello : bisogna invocare la pace, sempre, ma bisogna anche sapersi preparare, lottare e resistere alle ingiustizie ed all’oppressione. In questo senso il dovere della resistenza è estremamente importante nell’islam. Noi diciamo chiaramente resistenza,e non aggressione. Se Dio l’avesse voluto avremmo avuto tutti la stessa religione; si tratta, dunque, di accettare la presenza degli altri, di rispettare la loro diversità e di ricordarsi di questi discorsi coranici rivolti al Profeta (pbAL) :
“Se il tuo Signore volesse, tutti coloro che sono sulla terra crederebbero. Sta a te costringerli ad essere credenti? Corano 10/99

Si tocca qui una questione essenziale: se le ingiustizie e, dunque,i conflitti sono umanamente possibili,quali dovranno essere i criteri per la loro gestione? E quali sono le condizioni che rendono possibile la guerra, che la rendono legittima ?

Nell’islam esistono condizioni precise (shurut): non si può fare la guerra per un motivo qualunque. Esistono dei motivi che, per la loro sola espressione, tolgono ogni legittimità alla guerra. Molti testi sono stati scritti su questo tema; troviamo delle innumerevoli spiegazioni nei testi degli ulema (sapienti dell’islam) dal II secolo della Hegira fino ad oggi. Alla luce di queste opere, possiamo identificare cinque condizioni enunciate dai sapienti musulmani sulla questione della legittimità della guerra e del jihad.

Il primo versetto che parla della guerra è stato rivelato, secondo le dichiarazioni di Abu Bakr e dei compagni nel secondo anno della Hegira. Esso contiene un grande insegnamento : durante le persecuzioni che i musulmani hanno subito alla Mecca la questione non era tanto sulla guerra, quanto sulla resistenza , nella fede (iman) nella riconoscenza reverenziale di Dio (taqua) , nello sforzo intimo (jihad an nafs), nella perseveranza nella prova (thabat).Una volta arrivati a Medina i musulmani sentirono queste parole :
A coloro che sono stati aggrediti è data l'autorizzazione [di difendersi], perché certamente sono stati oppressi e, in verità, Allah ha la potenza di soccorrerli, Corano 22/39

A chi si riferisce, dunque, il versetto? Al Profeta (pbsl) ed ai suoi compagni che dovevano affrontare nelle nuove avversità. Abu Bakr affermò : “Capimmo, in quel momento,che si trattava di guerra”. I musulmani non l’avevano mai conosciuta durante i primi tredici anni della Rivelazione.

Il senso del versetto allo stesso modo delle circostanze della sua rivelazione (sabab an nuzul) ci porta a dire che la prima delle situazioni che autorizza i musulmani a fare la guerra, è la legittima difesa. Quando vengono attaccati ingiustamente, viene loro permesso di reagire e di difendersi . E’ il primo versetto rivelato ai musulmani in questo senso ed è dichiarato molto chiaramente che è possibile rispondere e resistere alle aggressioni . Si trattava , in quel momento, della sopravvivenza della prima comunità di fedeli.

Un altro versetto menziona la legittima difesa :
Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono. Corano 2/190

Abbiamo visto il caso della legittima della difesa che è permessa nell’islam : essa è la prima condizione che permette la lotta. Con questa chiarificazione , possiamo proporre una teoria generale sul tema della legittima difesa , ma ciò non servirebbe a molto; dopo tutto si tratta di analizzare le situazioni caso per caso, di condurre una riflessione puntuale e circostanziata. Le cose alle volte sono evidenti, altre volte complesse, dipende, ma il principio della legittima difesa resta chiaro:

Il Profeta (pbAL) dice:
“ Colui che muore difendendo il suo denaro,il suo sangue, la sua patria, la sua famiglia,o nella difesa della sua religione o dei suoi beni,è considerato come un martire.”
Hadith riportato da Nassai

Non è, dunque, solo una questione di fede, il Profeta (pbAL) parla di legittima difesa in tutte le circostanze in cui si subisce un’aggressione,un furto,o un’oppressione.Un uomo andò a far visita al Profeta (pbAL) e gli disse: “ un tale mi ha rubato un mio bene, cosa devo fare ?” Il Profeta (pbAL)gli rispose in sostanza :
“ Chiedi a Dio che te lo renda.
- e se non vuole?
- Chiedi a Dio che te lo renda.
- E se non vuole?
- Chiedi a Dio che te lo renda.
- E se non vuole?
- Allora battiti, (per il tuo bene).”

Dopo l’esortazione paziente (come fu paziente la resistenza dei musulmani davanti all’ingiustizia degli abitanti della Mecca), dopo le raccomandazioni alla parola di pace, quando l’entrata in guerra rappresenta la sola via d’uscita, essa diventa legittima per la difesa della propria religione, degli esseri umani e delle proprietà.

I discorsi sono chiari e dovrebbero svegliare in noi una coscienza degna e vigile che affronti le azioni degli uomini esigendo la giustizia di tutti, musulmani o no.
La “parola di Verità” (kalimat al haq) deve essere detta, anche se fosse “amara”.
E’ questo il senso di un altro hadith che dice, in sostanza,: “ il miglior jihad è una buona parola di verità pronunciata davanti ad un despota.”

Allahumma accetta le nostre azioni e perdona i nostri peccati
Allahumma guidaci sulla Tua Via e non ci allontanare
Allahumma sostienici nella nostra fede e nelle nostre intenzioni
Allahumma benedici noi e le nostre famiglie, i nostri genitori, le nostre spose e i nostri figli
Allahumma guariscici dai mali del corpo e da quelli dell’anima
Allahumma rendici degni di testimoniae la Tua verità e la Tua generosità, anta l Haq al Karim
Allahumma benedici e proteggi chi si è posto sulla Tua via con sincerità e coraggio.
Allahumma sostieni coloro che s’impegnano nella causa del bene .
Allahumma allontana ogni fitna dalla nostra comunità.


Sermone eseguito e preparato dal fratello Hamza Roberto Piccardo

Khutba del 07/12/2008, festa della rottura del digiuno di Ramadan

"Bismillah ar rahmani ar rahim Al hamdulillah rabbi al alamine

Wa salatu as salam ala rasulullah, wa alii wa sahbihi wa kulli muslimin ajmain

Con il Nome di Dio il Compassionevole il Misericordioso
Pace e benedizioni sul Profeta Muhammad, la sua famiglia, i suoi compagni, e tutti i musulmani

Cari fratelli e sorelle,

questo è il XVII 'id el fitr (festa della rottura) che festeggiamo in questa città*, al hamdulillah! (sia lode a Dio).
Il primo eravamo meno di trenta persone, oggi siamo molti di più e la moschea di via Santa Lucia ha faticato a contenerci nelle sere di preghiera e alla preghiera del venerdì, al hamdulillah!
La nostra comunità sta crescendo e la presenza numerosa dei nostri ragazzi nelle scuole di ogni ordine e grado è il segno di futuro prossimo che caratterizzerà sempre di più questa città in termini multiculturali e multietnici.

La sfida che il tempo ci lancia è quella della trasmissione dei valori della nostra fede e della nostra religione a queste nuove generazioni.
Non è un processo facile, l'esperienze delle comunità dei musulmani in Francia e in Germania, ci hanno insegnato di quanti e quali rischi sia pregno.

Oggi abbiamo in questo comprensorio una comunità sostanzialmente arabofona e una turca, Separate tra di loro, con scarsi contatti e relazioni se non quelle minime di lavoro e vicinanza.
Questa separazione c'indebolisce e c'impedisce di avanzare in un processo di inserzione e di pieno godimento dei diritti che sia almeno pari a quello dell'inserimento nel settore produttivo e nella stabilità materiale.
Se in molti di noi rimane la riserva mentale del ritorno al paese d'origine, a giustificare uno scarso impegno civile e sociale, è comprensibile dal punto di vista umano, ma miope di fronte al naturale svolgersi degli eventi.
I nostri figli, nati o cresciuti in questo Paese, in questa città, sono ormai cittadini di questo Paese e di questa città, parlano l'italiano, ragionano in italiano e pensano al paese d'origine appunto come "origine", la terra dei nonni, il luogo delle vacanze, ma certamente non quello del loro futuro.

Bihdinillah (con il permesso di Dio) saranno un'energia nuova, forte e motivata e contribuiranno al progresso materiale dell'Italia, questo va da sé: saranno motivati, determinati, avranno la pedagogia del sacrificio fatto dai loro genitori, avranno dovuto subire l'estraneità, hanno dovuto, talvolta con fatica, imparare la nuova lingua, subire qualche discriminazione, qualche esclusione.
Vorranno emanciparsi dalla condizione di emigrato e avranno la forza e la capacità di farlo, inch'Allah.

Ma oltre alla loro dimensione sociale, produttiva, saranno portatori e continuatori di quei valori e tradizioni che ci riuniscono in questo luogo?
Come ci hanno riunito nel digiuno, nella preghiera, nelle veglie notturne?
Rispondere a questa domanda significa interrogare noi stessi, chiederci qual è il nostro impegni di comunità e di genitori affinché l'islam non sia per i nostri figli solo una caratteristica del nome che gli abbiamo imposto, o dell'alimentazione o, al limite, delle consuetudini connesse alla ritualità.
Mohamed o Khadija che non pregano, non vanno mai in moschea, non conoscono quasi niente del Corano e della Sunna, non vivono da musulmani la loro adolescenza, potranno anche digiunare per consuetudine famigliare, ma, che Allah non voglia, rischiano di avere del digiuno solo la fame e la sete.

E LA RESPONSABILITA' SARA' LA NOSTRA. Di noi come comunità, di noi come genitori.
Dobbiamo trovare insieme la maniera di fargli vivere la loro condizione di musulmani con fierezza e consapevolezza, con gioia ed entusiasmo.
Questo è un compito a cui ci chiama il nostro essere genitori e se c'impegneremo in tal senso ecco la vostra emigrazione non sarà stato più solo economica ma un'hijra fisabillah (emigrazione sulla via di Dio) , che Allah compensa in questa vita e nell'altra.
Abbiamo bisogno di fratelli e sorelle che s'impegnino come maestri nel fine settimana, come allenatori sportivi, come organizzatori di gite e attività socialmente utili.
I nostri giovani sono un tesoro nascosto, trascurarli o peggio abbandonarli al mondo senza dar loro i migliori strumenti di navigazione è una colpa di cui dovremo rendere conto davanti ad Allah altissimo.

'id mubarak wa said (festa benedetta e felice) a tutti e tutte,
Allah accetti e compensi ogni nostro sforzo sulla Sua via, non dimenticate chi soffre e chi ha bisogno.

Wa salam alaykum wa rahmatullah wa barakatuhu
La pace sia su di voi e la misericordia di Dio e le Sue benedizioni."

Sermone eseguito e preparato dal fratello Hamza Roberto Piccardo.

*Imperia, nota del blogger

Presentazione


In Nome di Allah il Compassionevole il Misericordioso.

Benvenuti a tutti i lettori, in questo blog verranno raccolte le "khutab" (i sermoni dell'imam) in lingua italiana effettuate nelle varie moschee o centri islamici d'Italia. Per trasparenza, per voglia di apertura, per far capire alle persone che l'Islam è una religione di pace e di giustizia e non ha nulla a che fare col terrorismo o con la violenza. E quale miglior modo di farlo capire se non tramite i discorsi che si fanno nelle moschee?

Buona lettura, che vi sia proficua.

As salam alaykum, la pace sia su di voi.